Nel nostro lavoro ci capita sempre più spesso di affrontare casi nei quali le aziende sospettano comportamenti scorretti da parte dei dipendenti. Parliamo di utilizzo improprio dei permessi, simulazioni di malattia, attività concorrenziali svolte in violazione degli obblighi contrattuali.
Una domanda che ci pongono con frequenza è: è lecito ricorrere a un investigatore privato per fare chiarezza su queste situazioni?
Per affrontare il tema, abbiamo coinvolto il dott. Vincenzo Caso, Amministratore Unico della CEVIP S.r.l., agenzia investigativa specializzata proprio in questo ambito.
Investigazioni aziendali: quando sono legittime?
Il quadro normativo di riferimento è il T.U.L.P.S. (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza): le agenzie investigative possono operare solo se autorizzate con regolare licenza prefettizia, e devono rispettare precisi criteri etici, legali e operativi.
La Cassazione ha più volte chiarito che il ricorso all’investigatore privato è legittimo, purché l’attività non sia invasiva e non interferisca con lo svolgimento delle mansioni del dipendente.
Quali comportamenti vengono più spesso indagati?
Le principali aree di intervento richieste dalle aziende sono:
Uso improprio della Legge 104 o permessi per malattia: l’investigazione può accertare l’utilizzo strumentale dei permessi per attività personali o lavorative incompatibili, anche ai fini di un licenziamento per giusta causa.
Attività lavorative in concorrenza: quando il dipendente esercita, direttamente o indirettamente, un’attività in conflitto con quella del proprio datore di lavoro. È rilevante anche in presenza di patti di non concorrenza, che possono essere violati anche da collaborazioni occasionali con aziende concorrenti.
Indagini pre-assuntive: verifica delle informazioni dichiarate in fase di selezione. Uno strumento di prevenzione, utile ma da usare con cautela e sempre nel rispetto della privacy.
Bonifiche ambientali e informatiche: quando si sospettano violazioni della privacy o intercettazioni abusive. L’attività include l’individuazione di microspie o software spia in ambienti aziendali o dispositivi mobili.
Cosa può fare legalmente un investigatore privato?
Secondo la normativa vigente, un investigatore autorizzato può:
Eseguire pedinamenti in luoghi pubblici o aperti al pubblico;
Effettuare riprese fotografiche o video in spazi visibili a terzi;
Registrare conversazioni se è presente fisicamente;
Utilizzare localizzatori GPS sui veicoli aziendali;
Accedere a pubblici registri o visure camerali.
Tutto ciò, naturalmente, senza violare la legge, i diritti delle persone coinvolte e la normativa sulla protezione dei dati personali.
Cosa invece è espressamente vietato?
Non possono mai essere effettuati:
Intercettazioni telefoniche o ambientali (riservate alla polizia giudiziaria);
Accessi non autorizzati a sistemi informatici, email o conti correnti;
Intrusioni in abitazioni private.
L’attività investigativa non è un controllo generalizzato né invasivo, ma uno strumento mirato, che – se utilizzato correttamente – può diventare una leva strategica di gestione del personale e tutela del patrimonio aziendale, materiale e immateriale.
Naturalmente, ogni situazione va valutata caso per caso e condotta con il supporto di professionisti specializzati, nel pieno rispetto delle regole.
Come Studio Rucco, siamo sempre disponibili ad accompagnare le imprese che si trovano ad affrontare queste delicate tematiche.
