099.4591127 - 099.4646065
·
info@studioruccoassociato.it
·
Lun - Ven 09:30-13:30 | 15:00-19:00
Contattaci

Dipendente “discrimina” la collega per via dei propri orientamenti sessuali… licenziato!

Il fatto:

In attesa di prendere servizio la donna, autista di autobus,  aveva da poco partorito due gemelli e alla fermata dei mezzi pubblici si era sentita dire da un collega: «Ma perché sei uscita incinta pure tu? Ma perché non sei lesbica tu?». E ancora: «Come sei uscita incinta?»

Le decisioni:

Per la corte d’appello di Bologna si era trattato semplicemente di un comportamento ” inurbano” punito dal regolamento aziendale con una sanzione conservativa.

Ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la sentenza: «La valutazione del giudice di merito nel ricondurre a mero comportamento inurbano la condotta dell’uomo non Ăš conforme ai valori presenti nella realtĂ  sociale ed ai principi dell’ordinamento».

Inoltre, la Cassazione ricorda che il Codice delle Pari opportunitĂ  tra uomo e donna considera come discriminazioni anche le molestie, ovvero quei «comportamenti indesiderati, posti in essere per ragioni connesse al sesso, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignitĂ  di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo».

In sintesi la Suprema Corte afferma che l’intrusione nella sfera privata deve essere valutata tenendo conto della centralità che, nel disegno della Carta costituzionale, assumono i diritti inviolabili dell’uomo, il riconoscimento della pari dignità sociale “senza distinzione di sesso”, il pieno sviluppo della persona umana, il lavoro come ambito di esplicazione della personalità dell’individuo e che come tale, deve essere, oggetto di tutale in tutte le sue forme e applicazioni.

Torna su